A volte la scuola migliore è la bottega di un padre o di una madre. Il fascino del mestiere svolto da un genitore che porta quotidianamente a casa l’amore per la propria attività. Le prime incursioni nel laboratorio con gli occhi curiosi di un bambino. Le domande. I mille perché. La richiesta entusiasta di una voce che vuole vedere le mani del genitore all’opera con gli attrezzi in bella mostra sul banco da lavoro. È in questi momenti che il rapporto tra genitori e figli si avviluppa in un legame intriso di ammirazione da parte del bambino e di fiducia da parte del genitore. “Mio padre/mia madre sono davvero bravi, quando sarò grande voglio essere come loro. Fare il loro stesso lavoro”. Dice il bambino agli amichetti. “Il nostro bambino/la nostra bambina sembra davvero portato/a per questo mestiere. Sarebbe bello se un giorno venisse a lavorare con me. Così come io ho fatto con mio padre”. Spera il genitore.
Ci sono mestieri che si tramandano di generazione in generazione. Mestieri che si incollano al DNA di un cognome e si protraggono nel tempo. Diventano tradizione di famiglia, un’opportunità lavorativa in più per i giovani. Garanzia per i clienti che richiedono qualità.
È sempre bello vedere genitori e figli che fianco a fianco lavorano insieme. È inestimabile il valore di quei primi giorni fatti di consigli che migrano dalla voce sapiente del genitore alle mani neofite del figlio. È in queste fasi che si “passa” il mestiere e con esso la necessaria attenzione alla sicurezza fatta di consigli e disciplina, di regole da osservare nell’utilizzo di un macchinario e nella sua manutenzione, di criteri a cui attenersi anche solo nel semplice spostarsi all’interno dell’ambiente di lavoro.
Oggi che celebriamo la giornata mondiale dei genitori, vogliamo immaginarli con i propri figli mentre si scambiano consigli sulle procedure da seguire per realizzare un’opera. Magari mentre discutono animatamente. La condivisione di un lavoro, di uno spazio, di un tempo, è inevitabile, prima o poi, genera attriti. Rotte di collisione tra vedute differenti. Non c’è nulla di deplorevole se il confronto è finalizzato alla ricerca di un punto comune. Di una soluzione. Perché la discussione è un percorso di crescita. E si può discutere su tutto. Sul modo di eseguire un lavoro, sulla maniera di utilizzare un attrezzo, sulla scelta dei materiali e delle tempistiche. Mi ripeto: si può discutere su tutto. Con una eccezione: la sicurezza sul lavoro.
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